Un nuovo concetto di guest o inquilino trova accoglienza nell’ordinamento italiano. E’ il nomade digitale e/o remote-worker, introdotto lo scorso marzo 2022 con il decreto “Sostegni-ter”, che sta rioriendando il nostro mercato della Hospitality e attirando l’attenzione degli investitori, spesso internazionali, tradizionalmente poco interessati al Real Estate residenziale italiano. Alimentando quindi, anche l’interesse di gestori, intermediari e più in generale dei diversi player del segmento Hospitality. Ne è un esempio Airbnb, che ha selezionato alcune località da attrezzare e promuovere come veri e propri hub per nomadi digitali con il programma “Live and Work Anywhere”. Un focus specifico è posto sulle soluzioni destinatarie delle ricche risorse che il PNRR sta dedicando al settore Real Estate residenziale.
Più in generale, l’attenzione è sempre più frequentemente posta su rigenerazione urbana, riqualificazione energetica e digitalizzazione ma anche su housing universitario, social housing, rivalutazione degli asset delle R.S.A., senior living, Condhotel, trasformazione e frazionamento di R.T.A.
Nuovi e diversi concept abitativi e turistici caratterizzati da flessibilità e diverse modalità di utilizzo degli spazi a uso residenziale e ricettivo, dunque.
Ma dove nasce il concetto giuridico di “nomade digitale”?
Principalmente, con l’Art. 6-quinquies della L. 25/2022, rubricato «Ingresso in Italia per lavoro dei nomadi digitali e lavoratori da remoto», che prevede condizioni agevolate d’ingresso per svolgere attività in Italia.
Sul punto, abbiamo intervistato Donatella Marino, uno dei nostri avvocati civilisti, che con un team di professionisti di Hospitality Law Lab segue investitori e operatori dedicati allo sviluppo di nuove soluzioni del Real estate residenziale e ricettivo.
Spiega Marino che “con un lodevole rapido adattamento al mercato il nostro ordinamento ha così riconosciuto il fenomeno dei remote workers e dei digital nomad, introducendo così una nuova figura di fruitori di unità immobiliari ad uso abitativo. Fruitori – ma non sempre veri e propri conduttori – definiti dalla norma come «cittadini di un Paese terzo che svolgono attività lavorativa altamente qualificata attraverso l’utilizzo di strumenti tecnologici che consentono di lavorare da remoto, in via autonoma ovvero per un’impresa anche non residente nel territorio dello Stato italiano»”.
“Il mercato Real Estate residenziale italiano” continua Marino “si sta così rinnovando. Non più e non solo per trattenere i giovani ma anche per attirarli in Italia. E non si tratta più solo di studenti ma anche di nomadi digitali, che cercano spazi remote worker friendly. Le forti spinte di innovazione si scontrano però, nel nostro sistema con la rigidità del sistema delle locazioni, ancorato alla Legge 431/1998 che pone forti vincoli alle locazioni abitative di medio periodo, tra cui i contratti ad uso transitorio o quelli per studenti. Il Legislatore aveva derogato, in queste tipologie contrattuali, ai principi generali civilistici dell’ autonomia negoziale di cui all’art. 1322 codice civile (per cui le parti possono liberamente determinare il contenuto di un contratto) e della libertà di forma di cui all’art. 1325 codice civile. Le soluzioni quindi, per adesso, devono essere ritagliate su misura per ogni specifico business che si voglia indirizzare a questo nuovo tipo di guest di medio periodo”.
I nostri professionisti continuano ad assistere i player del settore impegnati nello sviluppo di queste nuove iniziative del Real Estate e a condividere con Hospitality Law Lab risultati e riflessioni che emergono dalle loro esperienze. Ma soprattutto, con Hospitality Law Lab, continuano anche a spingere, nelle diverse sedi legislative, affinché le nuove normative progressivamente portino l’Italia a liberarsi da vincoli e freni giuridici ormai obsoleti favorendo questi nuovi sviluppi del mercato.
