Nella notte fra il 9 e il 10 giugno è stata approvata dalle Commissioni della Camera appositamente incaricate un emendamento al Decreto Crescita volto a favorire l’emersione dei redditi di coloro che concludono contratti di “locazione breve” che, essendo inferiori ai 30 giorni, restano esclusi dall’obbligo di registrazione. Corretto l’intento del legislatore ma poco chiara la norma che potrebbe in futuro essere esposta a censure di legittimità. Infatti quello che oggi sarebbe l’art. 13-bis, comma 4, del Decreto Crescita così dispone: per “migliorare la qualità dell’offerta turistica, assicurare la tutela del turista e contrastare forme irregolari di ospitalità, anche ai fini fiscali, presso il Ministero delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo è istituita una apposita banca dati delle strutture ricettive, nonché degli immobili destinati alle locazioni brevi ai sensi dell’articolo 4 del decreto-legge 24 aprile 2017, n. 50, convertito, con modificazioni, dalla legge 21 giugno 2017, n. 96, presenti sul territorio nazionale identificate secondo un codice alfanumerico, di seguito denominato «codice identificativo», da utilizzare in ogni comunicazione inerente alla offerta e alla promozione dei servizi alla utenza”. Ma non esiste la categoria degli “immobili destinati alle locazioni brevi” e i vincoli di destinazione non sono ben accetti nel nostro ordinamento. Inoltre non è chiaro in questo caso da chi sarebbe posta e imposta, questa “destinazione“, né come, né quando. Se la destinazione di un immobile a locazioni brevi andasse considerata come frutto della volontà del soggetto proprietario (almeno così parrebbe la ratio della norma) il concetto andrebbe comunque perimetrato e inserito nel quadro dei principi generali dell’ordinamento per non diventare una immotivata limitazione del diritto di proprietà di facile censura. Più semplicemente la norma, se fosse approvata con questo testo, presenterebbe nuovamente un problema ermeneutico aperto a varie interpretazioni e finirebbe con l’affaticare ancora di più i nostri tribunali con inevitabili contenziosi. Per di più da una parte appesantirebbe inutilmente il mercato immobiliare imponendo nuovi adempimenti mentre dall’altra non risolverebbe il problema della competizione distorta con gli albergatori: e infatti i proprietari che son soliti procedere correttamente sarebbero gravati da un adempimento ulteriore, mentre i “furbetti” continuerebbero con agio a evitare il censimento forti di una facile difesa giudiziaria in caso di sanzioni. Per un aggiornamento sul percorso normativo delle nuove disposizioni sul turismo suggeriamo la lettura dell’intervista a Sergio Lombardi, dottore commercialista esperto di affitti brevi, che risponde alle domande di Hospitality-News.
https://www.hospitality-news.it/blog-news/2592-osservatorio-sulla-riforma-del-turismo.html
