Nel settore della Hospitality è in corso una nuova rivoluzione generata dalla digitalizzazione dei check-in e check-out nelle case private grazie alle società che programmano hardware e software specificamente sviluppati per il mercato extra-alberghiero. Soluzioni eccellenti se usate con le dovute cautele.
Per esempio, i self check-in non sono sempre ben visti nei Condomini. In una lucida sentenza di merito di un anno fa, il Tribunale di Milano si era espresso sul punto, sottolineando come la sicurezza degli ingressi in un Condominio, anche in caso di locazioni brevi gestite da Property Manager, è assicurata quando si è in presenza di due requisiti: i documenti degli ospiti vengono controllati e le chiavi dell’unità immobiliare vengono “consegnate al momento dell’ingresso e ritirate al termine del soggiorno da personale a ciò dedicato”.
Una duplice cautela che induceva il Tribunale a rigettare la richiesta del Condominio, il quale lamentava invece un pregiudizio alla sicurezza causato dalla mala gestio di un Property Manager che gestiva l’appartamento in questione lasciandolo a turisti con locazioni brevi. Decisione che, letta a contrariis, induce a ritenere che i self check-in potrebbero condurre a una conclusione di segno opposto, se non accompagnati da opportuni accorgimenti.
In questa situazione, il Condominio fonda la sua doglianza su una disposizione – peraltro ricorrente in quasi tutti i Condomini – del proprio Regolamento che sancisce il divieto “di adibire i locali in genere ad attività rumorose o che producano esalazioni sgradevoli o che possano compromettere la sicurezza e la stabilità del fabbricato, nonché ad uso di alberghi, pensioni, locande e simili”. A sostegno della propria tesi, il Condominio sostiene la pericolosità generata dall’incontrollato fluire di soggetti sempre diversi all’interno dell’edificio. Tesi che non convince il Tribunale, il quale non accoglie la richiesta del Condominio, ritenendo che l’esigenza di sicurezza sia rispettata dal proprietario-locatore proprio perché gli ospiti sono accompagnati fino all’appartamento e le chiavi sono consegnate in mano a questi ultimi. In più, a base della propria decisione, il Tribunale ha valorizzato anche il controllo che il Property Manager effettua su tutti gli ospiti, provvedendo a identificarli prima dell’ingresso tramite documento d’identità. Così infatti chiarisce il Tribunale: “…con la produzione del documento relativo alle modalità operative di (omissis) che gestisce il servizio per conto della società convenuta, ha dimostrato che personale della società riceve l‘ospite aI momento dell’ingresso (check-in), lo accompagna all’appartamento e gli consegna le chiavi dell’unità immobiliare e del portone di ingresso dello stabile, allo stesso modo procede al check-out, prendendo in consegna le chiavi dell’appartamento ed assistendo gli ospiti nella partenza, inoltre per tutta la durata del soggiorno viene messo a disposizione degli ospiti un servizio di consierge operante sulle 24 ore, il soggiorno medio è di 4,6 notti ed il costo a notte è superiore a 200 euro ed ogni ospite deve fornire la carte di identità ed una carta di credito (…). Tale documento smentisce l’assunto attoreo per il quale l’attività svolta dalla convenuta comporterebbe un avvicendarsi continuo ed incontrollato di persone con pregiudizio alla sicurezza e tranquillità del condominio (producendo gli ospiti rumore, oltre ad infastidire i condomini, con chiamate citofoniche notturne o richieste di informazioni). Quanto alla sicurezza si evidenzia che gli ospiti sono tutti identificati mediante il documento di identità e le chiavi sono consegnate al momento dell’ingresso e ritirate al termine del soggiorno da personale a ciò dedicato.”
Con il self check-in il problema della sicurezza potrebbe riaffiorare: mancando il controllo umano si riduce la possibilità di verificare chi effettivamente entra o esce. Inconveniente cui si può supplire con altri strumenti digitali particolarmente sofisticati – di cui i Property Manager più strutturati sono peraltro già dotati – e con le video camere e altri strumenti di sorveglianza. Con l’accortezza di non andare però oltre i limiti consentiti, per evitare di inciampare in ovvi problemi di riservatezza. Ancora un incrocio di limiti e normative, quindi, ma ben gestibile se il tema viene affrontato con serietà e competenza, come la materia della sicurezza certamente merita.
